Per comprendere quanto costa aprire una partita IVA, è necessario considerare le spese di apertura a cui si aggiungono i costi di gestione annuali che possono essere sia fissi che variabili. Punto non meno importante è il regime fiscale di appartenenza, la cui scelta si riverbera sui costi generali. La gestione autonoma della partita IVA presuppone tempo e conoscenza di norme specifiche in materia di diritti e doveri del lavoratore: è per questo che ci si affida a professionisti esperti, in grado di fornire assistenza e consulenza.
Essere affiancati da professionisti sin dalle prime fasi dell’attività lavorativa autonoma, è molto importante perché, seppure l’atto di apertura non prevede in sé costi iniziali, richiede una serie di decisioni che determineranno l’appartenenza ad un regime piuttosto che ad un altro con ripercussioni sulle tasse che negli anni si dovranno pagare. All’apertura della partita IVA, infatti, andrà indicato il codice ATECO che ha lo scopo di indicare a quale tipologia di attività lavorativa (libero professionista o lavoratore autonomo) si decide di appartenere.
I codici ATECO sono un sistema di classificazione dell’attività economica che si articola su cinque livelli e gradi di approfondimento. La struttura ad “albero” parte dal livello 1, più aggregato distinto in 21 sezioni, fino al livello 6, che comprende 1.226 sottocategorie. La struttura gerarchica è utile per classificare la specifica attività di ogni contribuente. La classificazione è standardizzata a livello europeo fino al quarto livello, mentre le categorie e le sottocategorie del livello 5 e 6 possono differire tra i singoli Paesi.
La scelta del codice Ateco non è da sottovalutare soprattutto se si appartiene al regime forfettario perché in base al codice si stabilisce il coefficente di redditività. Nel regime forfettario la soglia dei ricavi è unica per tutti i codici ATECO (65.000 euro).
IRPEF, IRAP, IVA sono tra i primi costi da considerare. Le quote sono determinate dall’appartenenza ai regimi fiscali e alle tipologie di lavoro e di guadagni.
Quali sono i costi di gestione della partita IVA?
Mettiamo da parte il computo delle tasse da pagare (autonomi o dipendenti, ogni lavoratore è soggetto ad una tassazione più o meno gravosa!) e concentriamoci sui costi di gestione diretta della partita IVA; questi, in linea del tutto generali, sono determinati da:
• quantità di lavoro necessaria per gestire la partita IVA;
• quantità di movimentazioni.
A questo elenco è utile aggiungere anche la qualità del lavoro che si compie. Ad esempio, le operazioni con l’estero, con Paesi black list e con Paesi che seguono un regime di Iva speciale può aumentare i costi di gestione e di consulenza.
Quando si parla di Paesi black list, si indicano i cosiddetti Paradisi Fiscali, luoghi in cui sono in vigore regimi di fiscalità agevolata. L’elenco degli Stati è aggiornato ogni anno dall’Ecofin (Economic and Financial Affairs Council configuration). Di seguito l’elenco completo: Andorra, Bahamas, Barbados, Barbuda, Brunei, Gibuti, Grenada, Guatemala, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Vergini statunitensi, Kiribati, Libano, Liberia, Liechtenstein, Macao, Maldive, Nauru, Niue, Nuova Caledonia, Oman, Polinesia francese, Saint Kitts e Nevis, Salomone, Samoa, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Sant’Elena, Sark, Seychelles, Tonga, Tuvalu, Vanuatu.
Dunque, i costi annuali di gestione della partita IVA sono direttamente proporzionali alla tipologia e alla quantità di attività svolte durante l’anno, mentre i costi che possiamo definire indiretti, sono determinati dal regime fiscale e dal volume di affari. Inoltre, i contribuenti ordinari dovranno compilare i registri IVA e i modelli INTRASAT diversamente da coloro che fanno parte del regime dei minimi e del regime forfettario ma necessiteranno comunque di consulenza specifica per non venir meno a adempimenti utili per rientrare nelle classi contributive.
Quanto costa aprire la partita IVA con il CAF?
Quando si parla di costi relativi all’apertura della partita IVA, è chiaro come a determinare il prezzo finale sia la combinazione di diversi fattori: iscrizione all’agenzia dell’entrate, all’INPS e alla camera di commercio.
Da valutare anche i costi di gestione della partita IVA:
• le liquidazioni IVA a cadenza trimestrale o mensile, in base al volume di affari
• la dichiarazione dei redditi e dell’Irap
• i costi per mantenere la contabilità annuale che può essere sia ordinaria che semplificata.
Tuttavia, aprire la partita Iva non è solo una “questione di costi” ma anche di gestione e di consulenza. In CSF Milano offriamo un servizio di consulenza fiscale personalizzata con lo scopo di semplificare il linguaggio fiscale e legislativo. La nostra esperienza riguarda diversi settori professionali per i quali abbiamo sviluppato approcci differenti.
Oggi gestire la partita iva con il CAF non solo è possibile ma conviene. Consulta le tariffe e scopri quanto puoi risparmiare nella gestione della partita IVA con CSF Milano.